Tratto dall'omonimo romanzo di Yann Martel, Vita di Pi è un progetto di cui si parlava da anni ma che diversi registi, tra cui M. Night Shyamalan e Alfonso Cuaron, hanno deciso di non affrontare. Il perché è presto detto: la storia prevede molte scene difficili da realizzare, tra cui l'apparizione di un'isola magica, il viaggio di un ragazzo su una scialuppa in compagnia di una tigre e il naufragio di un intero zoo. A raccogliere la sfida è arrivato infine Ang Lee, che ha scelto di puntare su un cast di attori non noti (eccezion fatta per Gérard Depardieu presente in un cameo) e, sulla scia di James Cameron e Martin Scorsese, di sperimentare il 3D.
Proprio il 3D d'autore è la maggior forza di Vita di Pi, romanzo di formazione a metà tra il mistico e il new age, che racconta le vicende di Pi (Suraj Sharma), ragazzo indiano la cui famiglia decide di trasferirsi da Pondicherry, l'India francese, in Canada, portandosi dietro tutti gli animali dello zoo di cui è proprietaria. Durante il viaggio per mare accade il peggio: la nave affonda e Pi riesce quasi per miracolo a mettersi in salvo su una scialuppa. Sulla barca però c'è un altro ospite: Richard Parker, che non è un pacifico uomo inglese, ma una tigre del Bengala affamata.
Un naufragio, un lungo viaggio in barca, la natura e gli animali a simboleggiare la lotta per la sopravvivenza: siamo a metà tra Il Vecchio e il mare di Hemingway e Cast Away di Zemeckis, con la tigre che diventa l'alter-ego carnivoro e aggressivo del pallone Wilson. La storia in sé non è originale, così come non lo è il finale, che vorrebbe dare al racconto un significato quasi religioso e sottolineare l'importanza della narrazione, però le spettacolari immagini costruite da Ang Lee, con i loro colori sgargianti e la bellezza esotica, sono potenti e suggestive.
Vita di Pi non sarà dunque il capolavoro dell'anno, ma la sua potenza visiva e il 3D usato con sapienza meritano la visione.
Proprio il 3D d'autore è la maggior forza di Vita di Pi, romanzo di formazione a metà tra il mistico e il new age, che racconta le vicende di Pi (Suraj Sharma), ragazzo indiano la cui famiglia decide di trasferirsi da Pondicherry, l'India francese, in Canada, portandosi dietro tutti gli animali dello zoo di cui è proprietaria. Durante il viaggio per mare accade il peggio: la nave affonda e Pi riesce quasi per miracolo a mettersi in salvo su una scialuppa. Sulla barca però c'è un altro ospite: Richard Parker, che non è un pacifico uomo inglese, ma una tigre del Bengala affamata.
Un naufragio, un lungo viaggio in barca, la natura e gli animali a simboleggiare la lotta per la sopravvivenza: siamo a metà tra Il Vecchio e il mare di Hemingway e Cast Away di Zemeckis, con la tigre che diventa l'alter-ego carnivoro e aggressivo del pallone Wilson. La storia in sé non è originale, così come non lo è il finale, che vorrebbe dare al racconto un significato quasi religioso e sottolineare l'importanza della narrazione, però le spettacolari immagini costruite da Ang Lee, con i loro colori sgargianti e la bellezza esotica, sono potenti e suggestive.
Vita di Pi non sarà dunque il capolavoro dell'anno, ma la sua potenza visiva e il 3D usato con sapienza meritano la visione.
La citazione: "Il resto della storia forse sarà più difficile da credere"
Hearting/Cuorometro: ♥♥♥1/2
Titolo originale: Life of Pi
Regia: Ang Lee
Anno: 2012
Cast: Suraj Sharma, Irrfan Khan, Rafe Spall, Gérard Depardieu, Tabu, Adil Hussain, Ayush Tandon
Colore: colore
Durata: 127 minuti
Distribuzione italiana: 20th Century Fox
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