venerdì 29 novembre 2013

Citazione Cinematografica n. 278 - CAPE FEAR

"Io non sono un povero pezzo di merda, io sono meglio di tutti voi! Leggo meglio di voi. Imparo meglio di voi. Ragiono meglio di voi. E filosofeggio pure meglio di voi! E durerò più di voi! Ti credi che un po' di botte mettano fuori combattimento questo vecchio montanaro? Dovrai fare uno sforzo molto più serio, avvocato, per dimostrare che vali più di me! Io sono simile a Dio e Dio è simile a me! Io sono grande quanto Dio, Egli è piccolo quanto me! Egli non può essere al di sopra di me, né io al di sotto di Lui!"

da: Cape Fear - Il promontorio della paura

Robert De Niro


Titolo originale: Cape Fear
Regia: Martin Scorsese
Anno: 1991
Cast: Robert De Niro, Nick Nolte, Juliette Lewis, Jessica Lange, Gregory Peck, Robert Mitchum
Colore: colore
Durata:  122 minuti
Genere: Thriller
Sceneggiatura: Wesley Strick
Fotografia: Freddie Francis
Montaggio: Thelma Schoonmaker
Musica: Bernard Herrmann e Elmer Bernstein
Paese di produzione: USA
Produttore: Barbara De Fina 
Distribuzione italiana: Universal Pictures

giovedì 28 novembre 2013

BAZINGA! - L'appuntatometro di Barney Stinson

Mai più senza l'"appuntatometro" di Barney Stinson (Neil Patrick Harris)!

Da: How I met your mother 9x11 "Bedtime Stories"

Neil Patrick Harris è Barney Stinson in HIMYM

mercoledì 27 novembre 2013

Videodrome n. 99 - MEAN STREETS

Robert De Niro e Harvey Keitel


Titolo originale: Mean Streets
Regia: Martin Scorsese
Anno: 1973
Cast: Harvey Keitel, Robert De Niro, David Proval, Amy Robinson, Richard Romanus
Colore: colore
Durata:  110 minuti
Genere: drammatico
Sceneggiatura: Martin Scorsese, Mardik Martin
Fotografia: Kent L. Wakeford
Montaggio: Sidney Levin
Paese di produzione: USA
Produttore: Martin Scorsese, Jonathan Taplin
Distribuzione italiana: Minerva Pictures

martedì 19 novembre 2013

Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, si racconta: ‘Amo X Factor, le parrucche e YouTube, il miracolo degli anni 2000′

Il fenomeno di YouTube si racconta parlando della sua esperienza sul web che in pochi anni lo ha portato a trasformarsi da semplice ragazzo appassionato di video making a volto noto in radio, in libreria e ora al cinema con Paolo Ruffini 



Cinquecentomila iscritti al canale YouTube e stesso numero di followers su Facebook, 280mila seguaci su Twitter per un totale di 74 milioni di visualizzazioni dei suoi video: Guglielmo Scilla, in arte Willwoosh, ne ha fatta di strada in pochi anni, e pensare che all’inizio si vergognava a postare video sul web, come ci ha raccontato in una lunga intervista in cui si è raccontato senza remore, parlando dell’incredibile fortuna che lo ha baciato grazie a quei filmati che all’inizio postava soltanto per divertirsi. Dal primo video pubblicato nel 2009 sul suo canale YouTube ne sono cambiate di cose: i filmati sono diventati sempre più curati, l’inesauribile parlantina e voglia di raccontare hanno portato Guglielmo a trasformarsi in speaker per Radio Deejay, a essere protagonista anche al cinema e a scrivere due libri. Un cambiamento notevole, che ha sorpreso in prima persona il suo protagonista: “E’ strano” racconta Willwoosh “Quando ho cominciato a fare dei video lo facevo per puro divertimento, tra parentesi vergognandomene anche un po’ all’inizio perché allora YouTube non era un posto per fighi ma un posto per sfigatini che guardavano video di altre persone e magari ne facevano a loro volta: c’era un altro sapore, tutto era molto più amatoriale, era diverso, era un’atmosfera più domestica rispetto a quella del set di un film o di Radio Deejay. La cosa che mi ha sorpreso di più è stata la possibilità di accedere a questi altri ambienti professionali partendo da un inizio così semplice: è stato come passare dal fare il pasticcere a un mondo completamente diverso a cui magari non avevo mai pensato. Questa è stata la cosa più strana. Poi, una volta che ci sei dentro, ovviamente cerchi di prendere le misure di questo nuovo mondo e cerchi di galleggiare e non affondare nel mare delle nuove cose che ti capitano”. 




LE PARRUCCHE 
All’inizio del viaggio virtuale di Guglielmo c’era il divertimento, cosa che lo ha portato a possedere un numero spropositato di parrucche che usa per interpretare i vari personaggi dei suoi video, una passione che, come ha ammesso, gli è sfuggita di mano: “Mammamia! Ne ho 64! La storia delle parrucche è molto curiosa: all’inizio volevo fare dei video in cui parlavo di cose abbastanza comuni e fare delle scenette, magari insieme a degli amici, ma nessuno dei miei amici e amiche ha accettato di fare i video insieme a me, quindi ho dovuto sopperire a questa mancanza facendo da solo tutti i personaggi. Ho iniziato con una parrucca che era stata regalata a mio fratello e un’altra di una mia amica. Poi pian piano mi sono accorto che poteva servirmi un personaggio con i capelli biondi, poi uno con i capelli rossi, quindi ho comprato altre cinque parrucche. Le altre 60 mi sono state tutte regalate! Quando devo sceglierle è molto difficile perché ormai sono tantissime e non sono nemmeno sicuro di quante ne ho: ho una scatola con tutte le parrucche more, una con quelle bionde e una con quelle tutte colorate, fatto che credo sia il sogno di ogni drag queen. E oggi di ogni youtuber a quanto pare. Ora che i personaggi dei miei video stanno cominciando a standardizzarsi ne ho alcune sempre pronte, però è bello poter avere a disposizione parrucche di tutti i tipi, come quella ottocentesca tutta bianca e boccolosa. Ma non sono come la strega Mombi del film Ritorno a Oz! Non le tengo tutte su delle teste e le spazzolo ogni giorno, anzi, all’inizio sono bellissime, poi cominciano a diventare dei gatti, ma non le butto perché sono troppo affezionato a loro”. 


IL RAT PACK DI YOUTUBE 
Oltre a poter dare sfogo in libertà alle sue passioni, YouTube ha dato la possibilità a Willwoosh di conoscere altri video-maker con cui sono nate delle collaborazioni, come con i protagonisti della webserie Freaks!, e delle amicizie come con Clio Make up, creando così una sorta di “Rat Pack” di youtubers: “Questo è pazzesco: YouTube ha quest’altra caratteristica che secondo me è importante e vitale, ovvero di essere anche un social, dà la possibilità a ragazzi che hanno delle passioni di conoscerne altri con degli interessi simili, come il video making o il raccontare storie, e persone con passioni totalmente differenti, come le truccatrici, che usano lo stesso mezzo ma con fini differenti. E’ molto difficile spiegare il modo in cui poi si intrecciano queste relazioni, in realtà è come quando scegli delle amicizie: quando tu vedi un video su YouTube stai guardando effettivamente quello che le persone vogliono far vedere di loro stesse, e lì ti scegli, non è una questione di visualizzazioni, YouTube non è una Hollywood in miniatura dove se hai un tot di views devi per forza conoscere tutti. Ci sono dei ragazzi molto seguiti con cui non ho mai parlato e altri che invece ti prendono al volo e magari vuoi coinvolgere in tuoi progetti. Da questo punto di vista la collaborazione che può nascere tramite YouTube è veramente essenziale”.  


VIDEO Sì, MA ANCHE BUSINESS 
Con milioni di visualizzazioni aumentano però le responsabilità, quindi, per poter rimanere il creativo di un tempo, Guglielmo sta sperimentando un nuovo modo di diffusione dei suoi filmati, grazie alla piattaforma Believe Digital, che si occupa della distribuzione e del marketing digitale di artisti ed etichette indipendenti a livello internazionale: “All’inizio YouTube era molto legato ai tuoi ritmi: potevi caricare video quando volevi, pensando solamente al contenuto. Andando avanti YouTube è diventato più grosso, è migliorato, e quando le cose migliorano hanno bisogno di più lavoro da parte del ragazzo che fa video da solo senza una produzione o un appoggio. A un certo punto quindi ho cominciato a sentire fatica: tutto si riduceva a una serie di preoccupazioni su come far uscire il video, come comunicarlo bene, come diffonderlo…a volte caricavo un video e mi veniva subito chiesto: “Quando ne fai un altro?” quando invece c’era un video nuovo già pronto di cui non si erano accorti. Poi gli youtubers sono aumentati e reggere il passo e farsi seguire è diventato sempre più difficile. Per assurdo fare un passo avanti è stato farne uno indietro: grazie a Believe Digital sono potuto tornare agli inizi, preoccupandomi solo dei contenuti. Loro mi danno un sacco di dritte su tutto quello che è distribuzione e marketing e sono anche molto umani: rispettano i miei ritmi senza istigarmi con i forconi”. 


SERIE TV CHE PASSIONE 
Un appassionato di video making, che ha fatto del raccontare storie la sua vita, non può non essere un amante di cinema e serie tv: Guglielmo Scilla non è da meno, rivelando gusti personali allo stesso tempo raffinati e popolari: “Parlare di film è difficile: oggi ho tre film preferiti, domani ne ho già altri tre! Però posso dire che sono un fan a livelli patologici del film Il favoloso mondo di Amelie: secondo me è poesia pura. Così come Big Fish e Nightmare Before Christmas: amo di uno il gotico, dell’altro il romanticismo non scontato. La regia di Amélie è geniale e quella di Big Fish non è da meno. Mentre in tv sono un po’ più pop: sono un grandissimo fan di X Factor Italia. Mi piace molto com’è confezionato il prodotto: per la prima volta ti fa dire che anche in Italia ci può essere una tv dal gusto più internazionale. Che poi è quello che cerco anche quando faccio YouTube: quando hai la possibilità di buttare un sassolino non in un lago ma nell’oceano, acquisisci una consapevolezza diversa nei confronti di chi ti vedrà. Per quanto riguarda le serie invece mi piace American Horror Story. Mi piacciono le serie e le webserie che si discostano dal panorama offerto dalla televisione”. 


CINEMA 
Da qualche tempo Guglielmo il cinema non si limita a guardarlo, ma lo fa in prima persona: grazie alla pellicola di Paolo RuffiniFuga di cervelli”, ha inoltre potuto conoscere un altro fenomeno di YouTube, Frank Matano, con cui ha stretto amicizia sul set: “Con Frank ci siamo conosciuti sul set. Ci seguivamo virtualmente perché io adoro lui e lui mi seguiva a sua volta e ci eravamo scritti diverse volte ma non avevamo mai trovato l’occasione per vederci. E’ stato quindi incredibile ritrovarsi insieme sullo stesso set. E’ stato divertentissimo, è stato come ritrovarsi con degli amici”. 


HATERS 
Non solo belle esperienze però: chi si mostra su internet spesso può ricevere anche commenti duri e il fenomeno degli “haters” non risparmia nemmeno Willwoosh, che non sempre è felice di certe osservazioni: “La mia reazione è molto umana, come quella di qualsiasi persona che riceve un insulto senza nemmeno essere conosciuta. A volte gli insulti sono davvero fuori luogo: mi hanno augurato un carcinoma polmonare due mesi dopo che mi zio era morto di tumore ai polmoni. Alla fine ti crei una grande corazza, però anche così quando arriva una botta il livido rimane. Se mi arriva un commento brutto ci rimango male, così come invece sono felice quando arrivano dei complimenti: è bello non essere frigidi nei confronti di quello che ti viene detto. Il metodo carezza e schiaffo ti aiuta a rimanere con i piedi per terra e molto concentrato su quello che devi fare. Quando avevo 13 anni mi preoccupavo troppo di quello che pensavano gli altri, e mi prendevano in giro già allora, adesso invece ho pure qualche complimento, quindi per me è pazzesco”. 


YOU TUBER FOREVER 
Grazie a YouTube sono arrivati il successo, il cinema, la radio, i libri ma Guglielmo non ha smesso di pubblicare video, dimostrando che la sua è più di una passione, quasi un fuoco sacro: “La verità è che un domani qualsiasi realtà con un capo potrà girarti le spalle, qualsiasi realtà legata alla crisi economica di oggi potrà lasciarmi da parte, magari non con cattiveria ma per necessità. YouTube invece è il miracolo del 2013: dà la possibilità a ragazzi di 18 anni senza possibilità nel campo che sognano, come il video making o la recitazione, di realizzare il proprio sogno. Fare la radio oggi è difficilissimo e realizzare una serie tv è praticamente impossibile: mentre su internet tutti possono realizzare una webradio o una webserie. Sotto questo punto di vista YouTube dà possibilità enormi e permette anche di guadagnarci: per arrivare a questo però bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare molto. A volte mi ritrovo a impegnarmi molto di più per i video di YouTube che per il resto. Per me YouTube è un fuoco sacro perché non mi volterà mai le spalle. Ho cominciato a farlo perché mi divertiva e continuo perché mi diverte ancora”.


Pubblicato su TvZap.

domenica 17 novembre 2013

Sophie Turner di Game of Thrones: “Finalmente posso indossare jeans e maglietta”

L’attrice inglese, che interpreta Sansa Stark nella serie HBO “Game of Thrones”, è la protagonista di “Another me”, nuovo film della regista Isabel Coixet, presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 



Lunghi capelli rosso fuoco, sorriso allegro e temperamento energico: Sophie Turner, giovanissima attrice inglese divenuta popolare grazie al ruolo di Sansa Stark nella serie HBO Game of Thrones, è molto diversa dal suo personaggio televisivo. Il ruolo della sfortunata erede di casa Stark le ha portato fortuna e, a soli 17 anni, Sophie Turner è già in giro per i più importanti festival cinematografici del mondo a presentare il primo film di cui è protagonista assoluta: “Another me”, pellicola della regista spagnola Isabel Coixet tratta dal romanzo “Panda Eyes” di Catherine MacPhail, è stato infatti proiettato in anteprima mondiale al Toronto Film Festival ed è in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma

Proprio a Roma abbiamo incontrato l’attrice inglese, che ci ha parlato del film, in cui interpreta Fay – liceale a cui viene affidato il ruolo di Lady MacBeth nella recita scolastica e che comincia a essere perseguitata da oscure presenze , di Game of Thrones e del rapporto difficile che ha con Sansa, il personaggio che l’ha resa una star internazionale. 

Lavorare in una produzione grande come quella di Game of Thrones a volte può essere straniante” ha rivelato l’attrice “sul set ci sono centinaia di persone, è difficile instaurare un buon rapporto con tutti. Durante la lavorazione di Another me invece, dato il numero ristretto di persone che compongono cast e crew, ho potuto stringere dei legami di amicizia profondi. Poi è stato un sollievo poter finalmente indossare jeans e maglietta invece delle enormi e scomode gonne che devo indossare quando interpreto Sansa”. 

L’attrice ha fatto quindi capire che tra lei e Sansa Stark non c’è molto in comune: “Il ruolo di Fay mi ha permesso finalmente di distaccarmi da Sansa. Io e lei non abbiamo molto in comune, lei è sempre così triste! Non ride mai! Ero stufa di interpretare un personaggio che piange in ogni scena. Invece interpretando Fay ho potuto dare sfogo ai miei lati più oscuri e aggressivi. E’ stato bello essere una badgirl per una volta, ho girato anche delle scene d’azione ed è stato piuttosto divertente. In ogni personaggio metto qualcosa di me, ma sicuramente sono una ragazza più allegra di Sansa. Inoltre quando ero più piccola ero un’appassionata di wrestling, non proprio il tipo di cose che interessano una lady come Sansa”. 

Similitudini o no, essere Sansa Stark ha portato alla Turner fama mondiale, che a volte può però essere difficile da gestire: “Lavorare in Game of Thrones non è mai stato stressante quando ero più piccola, è sempre stato divertente, anche se le cose in futuro si faranno più intense. E’ vero però che, facendo parte di un progetto come questo, la pressione è tanta: in molti guardano la serie e ci sono tanti commenti, a volte non proprio lusinghieri. Questo aspetto però fa parte del gioco: quando ho accettato questo ruolo sapevo di dover prendere tutto il pacchetto, quindi la mia filosofia è di godersi il viaggio”. 

Le connessioni con il personaggio interpretato dall’attrice nel film sono invece quasi impressionanti: “La cosa che mi ha convinto ha fare questo film è molto personale: quando ho letto la sceneggiatura non potevo crederci. Mia madre ha perso la mia gemella durante il parto e nel film Fay ha proprio delle visioni del fantasma di sua sorella: è una coincidenza un po’ inquietante”.


Pubblicato su TvZap.

martedì 12 novembre 2013

Homeland, Damian Lewis al Festival di Roma: “La tv al posto dei grandi romanzi”

Il protagonista di “Homeland” Damian Lewis al Festival Internazionale del Film di Roma per presentare “Romeo and Juliet”, nuovo adattamento del capolavoro di Shakespeare firmato dal creatore di “Downton Abbey” Julian Fellowes 



In “Homeland” è un padre pronto a compiere un attacco terroristico ai danni del suo paese d’origine piuttosto che aiutare i figli a risolvere i conflitti adolescenziali, mentre in “Romeo and Juliet” di Carlo Carlei – nuova trasposizione cinematografica firmata da Julian Fellowes, creatore di “Downton Abbey” – è Lord Capuleti, genitore di Giulietta, un altro papà non proprio modello. Damian Lewis, star della tv grazie alla serie in cui interpreta Nicholas Brody, ex marine passato al nemico, ruolo per cui ha vinto sia il Golden Globe che l’Emmy come miglior attore in una serie drammatica, ci ha parlato di questa strana coincidenza proprio durante il Festival di Roma. “E’ una strana coincidenza” ha detto l’attore inglese “sia Brody che Lord Capuleti sono dei personaggi tormentati, sicuramente sono dei padri particolari ma mi affascinano perché fanno la cosa sbagliata mentre si sforzano di agire per il bene. Credo che questo contrasto sia molto interessante e molto vicino a come sia la vita nella realtà”. 

Lewis non è nuovo alla tragedia di Shakespeare, dato che all’inizio della carriera ha interpretato Romeo: “In passato ho interpretato Romeo, è stato il mio secondo ruolo da professionista a teatro: quando recitavo quel ruolo però ho pensato che Lord Capuleti è forse il ruolo maschile migliore dell’opera. Mi sono divertito molto a interpretarlo: è un entusiasta, ha spunti comici e allo stesso tempo è un tiranno e ha momenti drammatici. E’ una parte fantastica”. 

L’attore inglese ha girato il film in Italia, a Mantova, durante la pausa da “Homeland” e ha ammesso che questo ruolo non è stato propriamente una vacanza: “Shakespeare non è mai una passeggiata, ma ho voluto fortemente essere parte di questo progetto. Mi è subito piaciuto il gruppo di lavoro che era stato messo insieme e la scrittura intelligente di Julian. Mi è inoltre molto piaciuta l’idea che fosse rivolto a un pubblico giovane, teenagers che magari non hanno mai avuto l’occasione di conoscere l’opera, e l’attenzione di Carlo nel raccontare la bellezza del primo amore. Volevo costruire insieme a tutti loro una storia d’amore appassionata. Quindi non è stata una pausa da Homeland, è stato impegnativo, ma devo ammettere che è stato molto più divertente girare a Mantova che a Vancouver”.

“Romeo and Juliet” non è poi tanto distante dai temi di “Homeland”, che per molti aspetti ricorda un dramma di Shakespeare, fatto che incuriosisce l’attore: “Homeland ricorda le tragedie di Shakespeare e anche quelle greche: credo che la tv oggi stia prendendo il posto dei romanzi, soprattutto per i più giovani. Oggi non si leggono più i romanzi e la tv offre prodotti che sembrano opere letterarie: soprattutto sulla tv via cavo il pubblico segue storie ricche di personaggi e si appassiona ai drammi come magari prima si faceva leggendo libri”. 

Data la sua grande esperienza come attore di teatro, Lewis ha parlato del suo rapporto con la recitazione di un testo teatrale portato al cinema: “Recitare, come ogni forma d’arte, consiste nel creare un’opera differente dalla realtà: devi trasmettere la tua verità al pubblico. L’approccio alla recitazione di un testo teatrale portato al cinema cambia da attore ad attore. In una famosa lezione sulla recitazione al cinema Michael Cane ha detto: guardate l’area sopra la telecamera, guardate quella sotto e non sbattete mai gli occhi. Quindi lui suggerisce una recitazione minimalista. Se invece guardiamo attori come Jack Nicholson, Marlon Brando o Meryl Streep vediamo che sono interpreti con uno stile molto teatrale, che non si preoccupano di essere minimalisti o esagerati: l’importante è connettersi con quella che è la propria visione della realtà e trasmetterla al pubblico che ne riconosce la sincerità”. 

Un marine diventato terrorista in “Homeland”, ruoli shakespeariani a teatro, soldato durante la Seconda Guerra Mondiale nella miniserie “Band of Brothers”: Lewis ha costruito la sua carriera su ruoli drammatici, ma vista la sua parlantina piena di humor inglese sarebbe perfetto in un ruolo brillante: “In termini artistici non vedo tutta questa differenza tra ruoli drammatici e brillanti, credo che il dramma possa essere più faticoso se lo fai per tanto tempo, soprattutto a teatro, ma mi piace tantissimo interpretare ruoli comici: chiedetelo a mia moglie!”. 


Pubblicato su TvZap
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